La ripresa della didattica in presenza dopo un lungo periodo lontano dai banchi di scuola ha portato ad interrogarsi sui vissuti dei bambini e su come stessero elaborando i numerosi cambiamenti in atto.
Il percorso che ho ideato e proposto agli alunni di una scuola primaria friulana si è basato sull’importanza di saper riconoscere i propri stati emotivi in relazione a quanto richiesto dall’emergenza sanitaria. Esserne consapevole consente al bambino di raccontarsi ed adattarsi in modo più efficace ai cambiamenti, individuando strategie di gestione e relazione funzionali al suo benessere.
Entro una cornice narrativa delineata da fiabe selezionate abbiamo quindi iniziato un viaggio interiore finalizzato a conoscere e significare i super poteri che ciascuno di noi possiede in questo particolare periodo storico:
- rispettare le regole sanitarie e di distanziamento
- conoscere e nominare le emozioni di base: gioia, tristezza, disgusto, rabbia e paura
- riconoscere gli stati emotivi maggiormente esperiti dal primo lockdown in poi
- percepire come si manifestano le emozioni dentro il nostro corpo e riconoscerne l’intensità
- ascoltare il messaggio portato dall’emozione
- individuare strategie di autoregolazione, nello specifico come poter abbassare l’intensità emotiva al fine di riuscire ad esprimere agli altri il proprio sentire individuando modalità comunicative efficaci e risolutive.
I bambini delle cinque classi hanno condiviso il loro punto di vista rispetto alla situazione contingente, offrendo agli adulti di riferimento una finestra privilegiata sui loro vissuti, un’occasione di conoscenza e confronto.
Hanno dato voce alla rabbia derivata dalla fatica di aderire alle norme richieste dall’emergenza sanitaria, dall’impossibilità di incontro con gli amici, di festeggiare i propri compleanni con i compagni, di svolgere le proprie attività sportive. Hanno ascoltato la tristezza sperimentando la solitudine, hanno capito quanto siano importanti le relazioni e il valore del tempo condiviso con l’altro.
Hanno assaporato la gioia di passare più tempo con la propria famiglia.
E’ emerso il grande bisogno di sentirsi accolti, di essere visti, di trovare interlocutori pronti a dare risposte e riformulare credenze paurose, frutto di notizie frammentate e superficiali.
Hanno esperito il potere delle parole, quelle che sanno ferire perché ci definiscono come sbagliati e diversi, ma soprattutto quelle che sanno avvolgere come un manto, accorciando le distanze e regalando benessere.
Questo viaggio ha confermato ciò che osservo quotidianamente nel mio lavoro clinico, quando l’adulto si interroga sui significati attribuiti dal bambino, la chiave è l’ascolto.
Le parole dei bambini indicano la strada per poter accedere ai loro bisogni e supportarli.